Museo Etnografico Val Trebbia
Il Museo Etnografico Val Trebbia appartiene a quella nuova generazione di esposizioni aperte al pubblico che hanno permesso e promosso una nuova attenzione diffusa per l’istituzione museo.
Da anni in crisi d’identità e di fruizione pubblica, i musei in generale, trovano, verso la fine dello scorso millennio, nuova linfa propositiva nei confronti dell’opinione pubblica e da questa una nuova sensibilità e curiosità culturale.
Motivo del risveglio d’interesse nei confronti dell’Ente museale è sicuramente la riproposizione di una nuova rappresentanza ideale per la collettività, per il territorio e per la sua economia di risorse naturali, artistiche, d’intrapresa e di cultura diffusa.
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Testimonianze di vita
Il Museo Etnografico Val Trebbia testimonia la vita quotidiana di intere generazioni nell’eccezionalità delle proprie caratteristiche latitudinali e longitudinali, anche se nella omogeneità di alcuni bisogni e nella necessità di doverli soddisfare; con filosofie di vita dettate dalle caratteristiche ambientali ed economiche o dai credo largamente diffusi, quest’ultimi in grado di condizionare ed omologare anche intere grandi aree geografiche.

Rapide trasformazioni e cambiamenti
A questa realtà del mondo si collega, a iniziare dagli anni Cinquanta, una produzione di oggetti di fattura agricola che — senza soluzione di continuità con la produzione del passato in cui l’oggetto, ora bene etnografico, era integrato nella vita dell’individuo e nella cultura comunitaria — vengono realizzati a partire dalle stesse tecniche e dagli stessi modelli tradizionali.

Trasformazioni della cultura locale

Utilità e artisticità
Ecco le ragioni di un Museo Etnografico VaI Trebbia le cui collezioni sono caratterizzate anche dalla presenza di oggetti che racchiudono varie caratteristiche, in particolare quello dell’utilità e della artisticità. Pialle del seicento riccamente intarsiate, cavatappi dell’ottocento arricchiti con altorilievi, macchine agricole (ess. La Ventola) che possono essere tranquillamente assimilate alle sculture d’arte moderna. La scelta museale pone l'accento sulla narrazione della vita contadina, offrendo alle nuove generazioni la ricostruzione di un insieme organico che permette di capire lo svolgersi quotidiano dei lavori, delle funzioni e dei riti, prediligendo più la funzionalità degli ambienti e la testimonianza piuttosto che la collezione numerica degli oggetti.

400 metri quadrati, 14 sale, circa 2000 tra oggetti, strumenti, utensili e arredi.

Attrezzi, macchinari agricoli e antichi mestieri

Attenzione a Istituzioni culturali e alla collettività
Presso il Museo ha sede la Fondazione Bertuzzi Fabrizio & Mina Losi. Fondazione che persegue «nell'interesse della collettività diffusa, finalità di tutela, promozione e valorizzazione della cultura rurale del piacentino, con particolare riguardo ai territori collinari e montani; si propone altresì la valorizzazione e promozione del pensiero del suo Fondatore in materia del patrimonio storico-architettonico minore dei borghi collinari.» (Art. 3 dello Statuto).

Eventi culturali
